Coda d’elefante alla Chacunda
La tribù dei Chacunda, dell’Africa australe, è famosa per l’abilità nel confezionare deliziosi manicaretti. Questa loro ricetta ha ottenuto ampi riconoscimenti al festival dell’alta cucina recentemente tenutosi al Savoy. Scegliete un elefante non troppo anziano, assicurandovi che abbia una bella coda lunga e grassa. Separate la coda dall’elefante, che lascerete tornare al suo pascolo. Spellate ora accuratamente la coda, strofinatela con un trito di aglio, zenzero e sale grosso, e avvolgetela in foglie di banano. Scavate quindi una buca, deponetevi l’involto e ricopritelo con abbondante letame bovino ben maturo che, fermentando, favorirà la frollatura e l’insaporirsi della carne. Dopo circa una settimana recuperate l’involto, apritelo, ripulite la coda dai parassiti e mettetela ad asciugare. Accendete ora un fuoco e appendetevi sopra il pentolone grande, nel quale avrete messo abbondante acqua acidulata d’aceto, due chili di carote, due chili di patate dolci, due chili di radici amare, quattro salsicce di porco e tre limoni. Al bollore, gettate la coda nel pentolone e immergetevi la grande mescola (quella azionata da un asino che gira intorno), lasciando quindi bollire e rigirare il tutto lentamente per circa tre ore. Nel frattempo, dopo esservi assicurati che l’asino giri regolarmente, andate nella boscaglia e, evitando accuratamente d’imbattervi nell’elefante decaudato, catturate almeno cinque dozzine di cavallette belle grasse. Rientrati alla base e trascorse le tre ore, ritirate il pentolone dal fuoco, sul quale metterete invece una larga padella con abbondante olio di palma. Friggetevi le cavallette a fuoco vivo, ritirandole man mano che siano ben croccanti. Estraete ora la coda dal pentolone, disponendola in un grande piatto di portata, contornandola colle verdure bollite e ponendo al centro le cavallette. Servite subito, accompagnando con scodelle del brodo di cottura e birra freschissima.
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